7 novembre 2015 | Farm Cultural Park, Favara
Bruno Melappioni ha sperimentato tutte le tecniche e tutti i materiali con i quali è venuto in contatto. Dal polistirolo per costruire scenografie teatrali e cinematografiche al filo di ferro per le sculture disegnate nell’aria passando per il legno, il gesso, la plastica ecc… a tutti i tipi di tecniche pittoriche esistenti, l’acrilico, l’acquarello, la tempera, l’olio. L’ultima sua espressione pittorica parte dall’analisi del soggetto e dell’oggetto, del vero e del falso e della differenza che intercorre tra l’oggetto osservato, il vero, e l’opera realizzata, il falso. Per anni abbiamo osservato meravigliose copie della realtà realizzate da artisti eccezionali. Alcune più fedeli, altre molto interpretate. Ma mai abbiamo potuto osservare la mente dell’artista mentre sottraeva o addizionava elementi alla realtà che aveva davanti. Queste opere sono per lui un’autodenuncia. Rappresentano una sorta di outing artistico. Le sculture di filo di ferro che lui chiama “Ologrammi” nascono dal desiderio di creare disegni in 3D e fin dagli anni ’80 crea queste figure disegnate nell’aria. Anche se le chiama “Ologrammi” le sue opere nascono ben prima che l’uso del computer ci rendesse familiare questo termine e queste immagini perché appunto, come già detto, nascono dal desiderio di tridimensionare il disegno. I Pannelli, ultima sua idea, nascono da due chiacchiere con Achille Bonito Oliva che gli consigliava di asciugare il lavoro degli ologrammi così a forza di asciugare è rimasta solo la linea pura e continua.