02 – 05 maggio 2013 | a cura di Cecilia Paolini | Teatro dei Dioscuri, Roma
Le sontuose stanze del Teatro dei Dioscuri al Quirinale ospitano l’arte contemporanea della Sicilia, rappresentata da tre autori, due pittori e uno scultore, che hanno scelto Agrigento come porto d’elezione per la propria ricerca artistica. L’antica Girgenti, terra di Cartaginesi e Greci, patrimonio dell’umanità in ogni tempo, è ancora oggi simbolo di cultura, una cultura viva e contemporanea, abilmente rappresentata dai paesaggi di Americo, dalla scultura di Melappioni, dai sublimi déi di Cervone…
L’essenza della pratica artistica è nel segno e in base a questo principio la ricerca formale di Bruno Melappioni è volta allo svelamento del segno puro, il denominatore minimo che distingue una forma da un’altra e ne dà principio nella realtà. Scolpire il vuoto imprigionando l’inconsistente in una traccia continua che ne indica allo stesso tempo i margini e la volumetria: le sculture a tutto tondo di Melappioni sono dei disegni nello spazio che esprimono leggerezza, ancorché composte da metallo; danno l’impressione di uno schizzo generato dall’impeto, tanta è la freschezza del gesto, ma in realtà sono il risultato di un duro lavoro manuale.
Si tratta, dunque, di una ricerca formale dalla logica rovesciata: tutto ciò che appare non è, o meglio non è in natura, ma è diventato attraverso l’ingegno artistico. Il concepimento stesso dei lavori di Melappioni si basa su una contraddizione della tradizione: sono sculture, eppure tradiscono una delle caratteristiche precipue di questa forma d’arte, ossia non occludono la vista, ma anzi lasciano vedere l’ambiente intorno attraverso i meandri del loro segno. In questo inedito punto di vista, l’interpretazione delle stesse non può prescindere dallo spazio circostante, perché sono le stesse sculture ad assumere la funzione di punto di vista esclusivo della realtà.
Al significato necessario e immutabile, strettamente legato alla forma che assume il segno, si va aggiungendo quello contingente che la scultura assume in relazione all’ambiente dove viene posta, proprio perché l’assenza di volumetria, o meglio la volumetria costituita dal vuoto, si pone come chiave interpretativa del panorama nel quale viene posta ed è con tutta probabilità questo inedita osservazione la caratteristica più importante del lavoro di Melappioni. Contrappunto alle sculture a tutto tondo, le opere bidimensionali obbligano a una visuale che azzera il rapporto con il mondo circostante: il puro segno di una linea di metallo continua si poggia su una dimensione monocroma, il cui colore viene utilizzato come archetipo per amplificare il significato della forma. Se il tutto tondo è ricerca estroversa, orientata verso la realtà circostante, le opere bidimensionali sono l’altra metà della riflessione di Melappioni sulla realtà, ossia la verità introspettiva, l’analisi su ciò che l’essere umano, nella sua espressione fisica, ha la potenza di realizzare.
Cecilia Paolini
Bruno Melappioni è un artista in grado di far vibrare le emozioni dello spettatore con sculture dotate di profondo dinamismo dato dalla tri-dimensionalità a grandezza naturale, dal modellare i tratti fisiognomici seguendo il modello delle persone, con i gesti, i movimenti e tutto ciò che conferisce loro movimento.
Valeria Ottaviano
Settimo di nove figli, Bruno Melappioni nasce a Roma nel 1950. Nel 1970, terminati gli studi, inizia a dedicarsi alla pittura, che costituirà il suo principale interesse fino agli inizi degli anni Novanta: in questo periodo realizza soprattutto ritratti e dipinti su commissione, affiancando alla sua attività pittorica lo studio delle arti plastiche.
Negli anni Novanta arriva la notorietà: le sue sculture e i suoi dipinti vengono esposti in importanti mostre nazionali e nel 1995 Melappioni è selezionato per rappresentare l’Italia nell’ambito della prestigiosa esposizione internazionale “Art & Fashion”, organizzata dal Beijing Institute of Fashion Technology (BIFT) di Hong Kong. Negli anni Duemila gli sono dedicate varie mo-stre, in Sicilia e nella capitale, tra cui una retrospettiva organizzata presso l’Ambasciata Americana (2006).
Nel 2008 Melappioni dà vita a uno Studio d’Arte all’interno del suo atelier romano di via dei Latini: non solo scuola, ma anche e soprattutto Factory, laboratorio di sperimentazione, luogo di incontro e contatto tra artisti emergenti. Un anno dopo, il 23 Dicembre del 2009, viene inaugurato ad Agrigento lo Studio-Galleria di via Pirandello. Artista poliedrico, padrone di diverse tecniche, da sempre aperto alla sperimentazione di nuovi linguaggi, oggi il Maestro si dedica quasi esclusivamente alle arti plastiche, in particolare alla scultura in filo di ferro.
Le sue opere sono disegni che hanno conquistato lo spazio, creazioni allo stesso tempo materiche e incorporee: i fili metallici sono lo scalpello con cui Melappioni riesce a plasmare sculture d’aria, delimitandone i volumi e descrivendone magistralmente i particolari.
Francesca Januaria Pedrazzoli