Cosa significa dipingere, scolpire, produrre incessantemente, anche quando ogni certezza sembra vacillare? Qual è la funzione dell’opera? A che servono gli artisti, e l’arte in genere, in un momento in cui le più scontate abitudini necessitano di una revisione dal profondo? Queste le domande che si pone il lavoro in ferro saldato che raffigura un’ape – simbolo dalla storia millenaria – realizzato appositamente per “Noi siamo tessuto”.
Mentre tutto è fermo e su oggetti, vie, città si è steso un velo di silenzio, gli autori hanno proseguito nella propria ricerca: a casa, anziché a studio, senza mostre o spazi accessibili, non si sono mai interrotti. Vigili, con un occhio al passato e uno rivolto al futuro, hanno costruito visioni, progettando modi alternativi di pensare all’oggi e al domani.
È assodato ormai che dalle api dipenda l’impollinazione di oltre 4000 specie vegetali, come del foraggio, e che siano quindi fondamentali per la stabilità degli ecosistemi. Se queste sono essenziali – per traslato – alla sopravvivenza, la creatività non è da meno: alimenta spirito e intelletto, assicurando all’uomo di mutare, evolvere, crescere. Ed è così dai tempi del Paleolitico. Senza lo sviluppo di una cultura visiva, cioè di un pensiero che andasse oltre la stretta necessità – e ormai si può affermare con certezza che le prime pitture rupestri siano state eseguite da mani femminili – saremmo riusciti ad arrivare fin qua? Avremmo consolidato la conoscenza che ci ha consentito di uscire dalle caverne? Paragonare l’artista al laborioso insetto, permette di mostrare quanto entrambi i nutrimenti, fisico e mentale, siano indispensabili alla vita. Ancora adesso, come ieri.