25 febbraio – 07 marzo 2015 | a cura di Cecilia Paolini | Galleria Art G.A.P., Roma
In esposizione, verranno allestite le sue Icone Dissacrate, sculture a tuttotondo che definiscono lo spazio ingabbiando l’aria attraverso sottili fili di ferro che disegnano i contorni delle forme. Sono immagini tratte dall’iconografia classica, come la figura della Maddalena, o dall’immaginario popolare contemporaneo, come Marylin Monroe, rielaborate dall’artista in modo ironico, dissacrante.
Questi grandi personaggi, che hanno lasciato un’impronta nella storia della nostra società, si trovano costretti ad osservare il declino e la caduta dei valori da loro stessi suggeriti, in una società che spesso non ha memoria; attraverso questa serie di Melappioni, questi miti senza tempo tornano a vivere attraverso l’ironia di una cultura post-popolare che li ha svuotati dei loro originali significati.
Un mondo, quello di Melappioni, permeato da un’energia sottile e vibrante, che palesa lo spirito di una generazione nuova, una generazione che riflette e approfondisce, con ironia, i significati della contemporaneità.
Bruno Melappioni è un artista poliedrico, formatosi come pittore e conosciuto anche come scenografo, negli ultimi anni ha focalizzato la sua attenzione verso la scultura in metallo, ricercando una sintesi formale tra esperienza segnica e composizione spaziale, lavora con elementi semplici per esprimere le complesse relazioni esistenziali di una società ossessionata da una continua ricerca.
Il disegno bidimensionale del bozzetto su carta assume tridimensionalità attraverso la sapiente arte del Maestro Melappioni, che conferisce estrema leggerezza alla materia nel plasmare i corpi dei suoi soggetti, che sono il risultato di un continuo esercizio mentale e spirituale, le sue opere sono fatte di ferro e riempite di pensieri liberi, che solo l’aria può contenere.
Le opere di Bruno Melappioni sono liberi disegni che dialogano con lo spazio che le accoglie, avanzano facilmente verso lo spettatore portandolo alla riflessione, le icone sacre sono messe lì apposta per essere dissacrate.
La mostra è concepita come una prima presentazione dell’ultima ricerca formale di Melappioni: la serie completa delle “Icone Dissacrate” verrà esposta presso la Cascina Farsetti di Villa Doria-Pamphilj nel Luglio 2015.
Al vernissage interverrà Francesco Carlo Mazzeo, storico dell’arte e docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Pieno a perdere. Di Laura Viviana Paladino
“Per essere un artista devi saper disegnare… Spezza i pennelli Bruno!” …ma Bruno, quei pennelli non li spezzò mai. Inizia così la carriera artistica di Bruno Melappioni, dalla frase di un professore ai tempi del Liceo; una frase che sarà un sprono , una sfida che Bruno, già artista, sceglierà di cogliere e vincere. Le sue armi sono la matita prima, ormai sua fedele alleata, e il pennello poi; con queste Bruno affronta la vita: da Piazza Navona a Roma, quando era ancora la “Piazza degli Artisti”, a Brescia e ancora lungo tutta la penisola.
La passione artistica lo spinge verso nuove forme espressive: a questo punto maestro del disegno su tela, negli anni ’80 sperimenta la juta alla maniera di Burri, è il tempo della materia, dell’azione, del gesto; è il tempo dei “Clown”, i soggetti della sua prima serie che saranno per lui esercizio plastico e primo approccio alla tridimensionalità.
Bruno Melappioni ha fatto dell’arte non solo un mestiere ma il suo stile di vita, un artista completo e curioso, che ha lasciato che vita e arte si mescolassero alimentandosi di reciproca influenza. Sono gli anni ’90, quando inizia a lavorare tra cinema e teatro come scenografo, la telecamera e il palcoscenico necessitano di tempi brevi, Bruno esercita, quindi, la sua capacità di concentrazione e prefigurazione dell’opera. Le sue tele, intanto, si vestono di un figurativismo quasi metafisico: i soggetti, essenziali nelle forme, occupano lo spazio su fondo nero, scene senza tempo e nudi femminili costruiti nel minor tempo possibile.
Perfezionata la tecnica pittorica, Melappioni, inizia a “spogliare” le sue opere: riduce i tempi di lavorazione, le astrae dal contesto, ne cattura e riproduce l’essenza formale sino a strapparle fuori dalla tela: il maestro sceglie la scultura. Anche in questo caso, farà esperienza di più tecniche scultoree: dal marmo al legno cerca lo strumento più adatto a sintetizzare l’immagine sino a riconoscerlo nel ferro. Nascono, quindi, le sue sculture fatte di ferro e aria figlie di un’arte del “togliere per esaltare”.
“Lessi s more”, “Il meno è più” questa è la poetica delle sculture del maestro Melappioni che come un sarto usa i fili di ferro per tessere i profili dei suoi soggetti, per lo più donne, delle quali riesce a riprodurre fattezze e gestualità curvando e intrecciando la materia filiforme.
È una gestualità alchemica, quella di Melappioni, che attraverso la manipolazione dei fili di ferro riesce a plasmare l’aria come fosse materia, dandole corpo.